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Pietro Malesani

In Madagascar non piove più

Aggiornamento: 10 giu 2021


Non si ferma la siccità in Madagascar. Per il quarto anno di fila lo stato africano è colpito dalla mancanza di piogge e, di conseguenza, da raccolti estremamente scarsi che hanno portato buona parte della popolazione a vivere in estrema povertà e a soffrire la fame. Una catastrofe di dimensioni enormi, di cui le popolazioni colpite non riescono a intravedere una fine.



La siccità non è un fenomeno nuovo per l’isola africana: gli anziani erano abituati ad aspettarsi un anno arido dopo un decennio segnato da piogge abbondanti, mentre negli ultimi tempi l’assenza di piogge era diventata più frequente, fino a verificarsi ogni tre o cinque anni. Adesso si sta ormai verificando il fenomeno inverso: gli anni secchi consecutivi sono ormai quattro ed agli abitanti è chiaro come l’equilibrio sia ormai cambiato.


Le condizioni climatiche avverse interessano soprattutto il sud del Madagascar, un’area dove la maggior parte della popolazione vive di sussistenza e fa affidamento sulle proprie coltivazioni e su pochi animali da allevamento. La mancanza di piogge ha però portato a dimezzare il raccolto, lasciando gli agricoltori e le loro famiglie senza cibo.


Alla situazione già grave si sommano i frequenti tiomena, tempeste di sabbia che colpiscono il territorio soprattutto a dicembre. Da un lato questi rovinano il raccolto – che viene coperto di polvere e terra – e uccidono le piante di cactus, che con i loro frutti risultano essenziali, soprattutto negli anni più difficili. Dall’altro, le tempeste coprono anche lo strato superficiale del suolo, quello più ricco e quindi più importante per la coltivazione: più il clima è secco, più è facile che i tiomena siano carichi di polvere e rovinino il terreno.


La lunga siccità sta mettendo a rischio la sopravvivenza stessa delle popolazioni malgasce. La Commissione internazionale di pianificazione per la sovranità alimentare ha lanciato l’allarme, parlando di “1,1 milioni di persone a fortissimo rischio di insicurezza alimentare, a causa delle precipitazioni insufficienti, della crescita dei prezzi del cibo e delle tempeste di sabbia”. La preoccupazione è condivisa da Medici senza frontiere e altre organizzazioni non governative, che evidenziano una situazione estremamente precaria.


Per la popolazione esistono anche rischi collegati alla necessità di reperire cibo alternativo: molte delle famiglie povere si sono date alla caccia di animali selvatici o anche al consumo di foglie e arbusti, ma questa pratica può risultare pericolosa, soprattutto per le persone più deboli.


Esistono una serie di cause per i periodi di siccità che colpiscono ormai frequentemente l’isola. Una parte delle ragioni va senz’altro attribuita al cambiamento climatico, che qui sta mostrando i suoi effetti in maniera decisa. Inoltre, la popolazione locale imputa parte delle responsabilità anche alla gestione politica: pur essendo un fenomeno che ha iniziato ad aggravarsi già alcuni anni fa, da parte del governo non sono arrivati interventi atti a garantire una maggiore sicurezza alla popolazione. Del resto, il Paese ha vissuto vicende politiche complesse subendo addirittura un colpo di stato nel 2009. Ad oggi però la situazione è migliorata, le elezioni si tengono regolarmente e lo stato è considerato parzialmente libero da Freedom House.



Ad ogni modo, se la situazione climatica si è aggravata in maniera così rapida, le maggiori colpe sono senza dubbio della deforestazione in atto. Dall’indipendenza del 1960 ad oggi, il Madagascar ha perso la metà delle sue foreste ed il fenomeno, invece che tornare sotto controllo con il passare del tempo, sta addirittura peggiorando.


La velocità di disboscamento è aumentata negli ultimi vent’anni e dal 2000 al 2020 lo stato ha perso oltre 4 milioni di ettari di foresta, quasi un quarto di quella che ricopriva il suo territorio, come evidenziato dal monitoraggio di Global forest watch. Nel 2017, l’anno peggiore, il Madagascar è stato il Paese con il più alto tasso di deforestazione, superando Brasile, Congo e Indonesia in una poco invidiabile classifica. La perdita di superfici boschive fa sì che le piogge diminuiscano ed è quindi strettamente legata alle difficoltà attuali.


Il nuovo presidente Andry Rajoelina ha mostrato – durante la campagna elettorale per il voto del 2018 – di mettere tra le proprie priorità quella di rallentare la deforestazione, anche se permangono dei dubbi sull’effettiva realizzazione dei suoi programmi.


Un intervento rapido è necessario, non soltanto per frenare la siccità: con la foresta stanno infatti scomparendo interi habitat e sono a rischio numerose specie animali. Una situazione di per sé grave, resa ancor più drammatica dal fatto che l’80% dei mammiferi presenti in Madagascar non si trovi in altre parti del globo.

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