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  • Ilaria Boccuzzi

L’intelligenza artificiale mette a rischio la creatività artistica dell’essere umano?

Aggiornamento: 9 apr 2023

L’intelligenza artificiale è considerata la tecnologia più innovativa e promettente. Con le sue potenzialità sta rivoluzionando la vita dell’essere umano in tutte le sue sfaccettature offrendo soluzioni efficaci per far fronte alle sfide poste dal contemporaneo.

Come qualsiasi scoperta che porta con sé grandi cambiamenti, ha anche generato preoccupazioni per il futuro dell’uomo e la sua possibile sostituzione nelle mansioni lavorative.

Seppur in auge nell’ultimo decennio, l’AI nacque negli anni ’50. Il termine fu coniato da John Mc Carthy nel ‘55 e un anno dopo venne inaugurata la prima conferenza dedicata: “Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence”. A seguito di questa conferenza nacque la scienza dei dati: una vera e propria disciplina dove il ricercatore analizza la mole di dati prodotti dall’uomo e dalle macchine, avvalendosi del supporto dell’AI.


L’uso dell’AI è spesso quotidiano e inconsapevole: un esempio sono le app del meteo, l’assistente digitale e i software che ottimizzano le funzioni aziendali.

L’AI oltre a svolgere un compito o una serie di attività è in grado di gestire più azioni e attività complesse, simulando quella che è la mente umana pensando in modo creativo e strategico.

Quest’ultima caratteristica spaventa i professionisti che operano nel campo della comunicazione, del marketing e dell’informatica che, impauriti dalla potenzialità e dall’efficienza del sistema, temono di essere sostituiti.


Secondo le previsioni dell’indagine pubblicata nel 2013 da Carl Benedikt Frey e Michael A. Osborne, si sostiene che siano diversi i lavori a rischio di automatizzazione da parte dell’AI. Ad oggi impatterebbe sul project manager al 18%, sul graphic designer al 34%, sul web developer al 39%, sul copywriter al 49%, sull'e-commerce manager al 72% e sul brand manager al 49%.


Dall’altra parte si prevede la nascita di nuove figure professionali come Intelligence designer, Data curator, Data scientist, Data evangelist, Integration designer for AI e AI copywriter. Inoltre è da tenere a mente che l’AI non potrà mai sostituire del tutto l’essere umano in quanto solo esso è in grado di generare nuove idee. Dobbiamo intendere questa tecnologia come tutte le altre, ovvero un tool in grado di rendere l’umano più creativo e aiutarlo nell’eseguire azioni in modo efficace ed efficiente.


Come affermato da Rossana Quarta, direttrice dell’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie a Roma, il primo istituto a produrre un videoclip interamente con AI dal titolo “Cold moon in deep water”.

“Il nostro approccio è stato, fin dall'inizio del percorso progettuale, quello di collocare l'AI nella sfera dei tool, degli strumenti disponibili, cercando di farne un uso più professionale possibile, andando oltre risultati facilmente ottenibili e comprendendone, proprio usandola, quali fossero le potenzialità e i limiti.”

Infatti non la si può definire del tutto una forma d’arte seppur si parli di “AI-generated Art” in quanto la creazione di queste immagini non parte da nessuna idea espressa da qualcuno.


Un caso eccezionale è quello di Jason Allen che ha vinto il primo premio in un concorso per opere d’arte il “Colorado State Fair” partecipando per la categoria arte digitale utilizzando Midjourney come software e realizzando un’immagine con l’AI. Questo episodio ha dato vita a grandi dispute su chi la considera arte e chi no.


Ad oggi è possibile realizzare immagini grazie ad un testo formulato in linguaggio naturale che con l’uso degli algoritmi che lo trasformano in immagini, propriamente detto text-to-image. Sono già diverse le piattaforme open source che permettono di realizzare queste immagini da chiunque.


L’intelligenza artificiale non si può definire una vera e propria forma d’arte, non sostituirà del tutto l’essere umano ma è da intendere come uno strumento che darà vita a nuove professioni. Offrirà molte possibilità di cambiamento e miglioramento della qualità di vita e risolverà problemi complessi. La sfida futura non sarà sviluppare l’intelligenza delle macchine, ma abilitare il collegamento tra intelligenza umana e potenziamento tecnologico.

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