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  • Emanuele Paccher

Corte costituzionale: analisi di un complesso organo dello Stato

La Corte costituzionale è il più giovane tra gli organi dello Stato. È prevista dalla Costituzione dal 1948, ma è entrata nella pienezza dei suoi poteri solo nel 1956. Questa assume un ruolo del tutto peculiare nel sistema giuridico italiano: il suo compito principale consiste nel giudicare sulla legittimità costituzionale delle norme emanate da Parlamento, Governo e Regioni.

Quando nasce l’idea dell’infallibilità del legislatore? A cavallo tra il 1700 e il 1800, quando le assemblee nazionali iniziano ad affermarsi e i popoli a ribellarsi al potere del Re. Il pensiero di fondo era che il legislatore non potesse sbagliare: siccome il popolo è sovrano, ciò che il popolo decide attraverso il Parlamento non può essere sbagliato.


Questo ragionamento è valido però solo in teoria. Ecco perché nasce l’idea di creare una Corte costituzionale che assuma il ruolo di garante della Costituzione.


Come avviene il controllo di legittimità delle leggi? Il controllo può avvenire solo secondo due strade.


La “via incidentale” si verifica quando, nel corso di un giudizio, una delle parti solleva al giudice un dubbio di legittimità di una norma che dovrebbe essere applicata nel processo. Se il giudice ritiene fondata la questione sospende il giudizio e invia alla Corte costituzionale il tutto.


Per comprendere appieno la seconda via, quella “principale”, è necessario fare qualche premessa. Innanzitutto il fatto che le leggi delle Regioni e delle Province autonome sono sullo stesso livello gerarchico di quelle statali. La differenza è data dalle competenze che sono a esse assegnate dalla Costituzione. Se una Regione decidesse di legiferare su di una materia di competenza statale, ciò violerebbe la Costituzione, perché è proprio la Costituzione stessa a stabilire quali materie spettino ad un ente e quale all’altro. Qualora ciò capitasse, lo Stato potrebbe impugnare quella legge e chiedere alla Corte Costituzionale di giudicarla.


Cosa capita se una legge è incostituzionale? La legge viene dichiarata illegittima dalla Corte e perde validità ex tunc, ossia si considera come se non fosse mai entrata in vigore.


Se ci si pensa bene, la Corte ha potenzialmente più potere di tutti gli altri organi dello Stato. Infatti giudica potenzialmente su qualsiasi legge, e nel dichiararle illegittime può anche dire il perché esse siano illegittime, o come vadano interpretate affinché possano considerarsi legittime.


Chi può controllare che la Corte rimanga entro i suoi limiti? Nessuno. Nel remoto caso in cui la Corte “impazzisse” sarebbe ben difficile arginare il suo operato, anche perché i suoi componenti non sono revocabili dall’incarico (se non da una decisione della Corte stessa).


Al suo interno ci sono 15 membri, ognuno dei quali dura in carica 9 anni. Sono inoltre previsti specifici requisiti: occorre essere magistrati, in servizio o a riposo, provenienti da una delle supreme magistrature, oppure professori universitari ordinari di materie giuridiche, oppure avvocati con esperienza di almeno 20 anni di esercizio della professione. 5 membri vengono eletti dal Parlamento in seduta comune, 5 sono nominati dal Presidente della Repubblica, 3 dai giudici della Corte di Cassazione, 1 dal Consiglio di Stato e 1 dalla Corte dei conti.

La Corte ha quindi un ruolo essenziale all’interno del nostro sistema: è garante della Costituzione e assicura che l’attività del legislatore rispetti sempre quel nucleo essenziale di valori su cui è fondata la nostra società.


Tuttavia non si può negare il fatto che potenzialmente potrebbe assumere i caratteri dell’organo più potente del sistema italiano, con tutti i rischi che ciò comporta. L’elevata preparazione dei soggetti nominati, nonché il compito che la Corte è chiamata a svolgere, fanno però capire che la probabilità di un evento simile è veramente bassa.


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