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  • Immagine del redattoreElisa Egidio

Dating online. Credevo fosse amore, invece era un algoritmo.


L'app Coach nell'episodio Hang the dj di Black Mirror
“Forse ho deciso di oppormi alla necessità…Di far saltare la prevedibilità dell’andamento del mondo col capriccio del libero arbitrio…”. Esulta il Dottor Havel in Amori ridicoli di Milan Kundera.

Tutto è già deciso. Il grado di compatibilità, il luogo e l'ora del primo appuntamento, la durata della relazione calcolata in ore, la suite dove consumare gli amplessi e persino il permesso di scambiarsi le portate al ristorante.


Coach, un’App progettata per amare a comando, li ha fatti incontrare e adesso vuole separarli. Ce la faranno Frank e Amy, protagonisti di Hang the Dj, acclamato episodio della quarta stagione di Black Mirror, ad aggirare la necessità?

Se Coach per fortuna appartiene ancora ad uno scenario distopico, una cosa è certa. Il dating online è stato ampiamente sdoganato e ha plasmato drasticamente l’arte di amare nella società odierna.


Una tendenza incoraggiata dall’isolamento della pandemia, con il boom di iscrizioni a piattaforme quali Tinder, Bumble e Facebook Dating. Un dato importante è la permanenza: su Tinder il numero di conversazioni è aumentato del 39% e la loro lunghezza del 28%.


Secondo i dati di traffico di Qualescegliere.it, inoltre, la guida dedicata ai siti d’incontro batte, con oltre 146 mila visite nell’ultimo anno, la guida dedicata alle app, che si difende comunque con oltre 42 mila visite.


In The New Laws of Love: Online Dating and the Privatization of Intimacy, Marie Bergström, sociologa del National Institute of Demographic Studies in Francia, esplora senza remore il sottobosco del dating online.


Una nuova frontiera del flirting che deve il suo successo al confinamento del corteggiamento nella sfera privata, al riparo da occhi indiscreti e dal pettegolezzo della folla.


L’amore che si palesa in pubblico ha i minuti contati, avverte Hannah Arendt in Vita Activa. App e siti di incontri hanno però relegato le relazioni in un microcosmo completamente avulso dalla cerchia di amici e conoscenti. Risultato: un’esperienza alienante e spersonalizzante.

Gli amanti, Renè Magritte, fonte: Pixabay

Nelle interviste rilasciate a Bergström, gli iscritti ad alcune piattaforme di appuntamenti hanno rivendicato una distinzione netta tra la vita sentimentale online e quella sociale offline.


Una ragazza di 22 anni ha dichiarato di scartare a priori i profili con cui condivide contatti. Un suo coetaneo esclude di trovare il partner ideale in un social media non di dating come Facebook o Instagram.


Una promessa di privacy e di intimità tradita tuttavia dallo sguardo onnipresente della rete, a cui nulla sfugge: ricerche, like, visualizzazioni, chat.


Hang the dj, 'impicca il dj', sabota il sistema, cantano gli Smiths in Panic, celebre hit che fa da colonna sonora all’episodio di Black Mirror. Un dubbio atroce turba però tanto lo spettatore di Netflix, quanto il lettore del saggio di Bergström.


E se il dj fosse un algoritmo? L’infinito numero di possibilità può indurre ad una paralisi, con il rischio di non saper più riconoscere quella giusta… Questo il dilemma che attanaglia Frank e qualche secolo prima di lui il filosofo danese Søren Kierkegaard.


A scegliere per l’utente ci pensano le Filter Bubbles, filtri che pilotano le sue ricerche in base ai suoi gusti personali.

“Se all’improvviso tutti gli algoritmi smettessero di funzionare, sarebbe la fine del mondo così come lo conosciamo”

constata amaramente Pedro Domingos, professore di informatica presso l’Università di Washington, in L’Algoritmo definitivo. La macchina che impara da sola e il futuro del nostro mondo.


L’amante social può giocare dunque la partita dei sentimenti solo su una scacchiera già perimetrata e regolamentata ad arte. L’amore potrà forse, come cantava Battiato, superare le correnti gravitazionali, ma non quelle senza gravità del mondo virtuale.


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