"Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso, che a guardarlo veniva da chiedersi: è mai possibile che vi sia sotto questo cielo gente collerica e capricciosa?" si chiede Dostoevskij nelle Notti bianche.
Di isteria di massa, tweet al vetriolo, bufale e tragedie annunciate ne sa qualcosa il cielo di Don’t look up, film catastrofico sui generis sbarcato su Netflix il 24 dicembre 2021.
L’avversione per la scienza, un leitmotiv intramontabile da secoli, ha raggiunto in questo biennio pandemico vette cosmiche. Complici un certo modo di informare e di informarsi.
L’euristica della conferma(Confirmation bias), la ricerca ostinata di un riscontro positivo alle proprie opinioni pregresse, pilota sempre più la selezione delle notizie in rete.
Disinfodemia, neologismo coniato dall’Unesco, calza a pennello alla pandemia che ha colpito l’informazione in ambito tecnico-scientifico.
La ricezione già ostica degli argomenti scientifici da parte del pubblico viene poi ulteriormente penalizzata dai ritmi martellanti di social e televisione.
Il Dr. Randall e Kate Dibiasky, due astronomi della Michigan State University, devono annunciare una fatidica scoperta: una cometa, presagio sinistro per antonomasia, sta per abbattersi sulla terra.
Vengono invitati nello studio di “The Daily Rip”, un contenitore della tv americana che incarna perfettamente il concetto di infotainment. Informazione diluita con gossip e intrattenimento.
Il Dr. Randall, reduce da un attacco di asma nel camerino, viene rintuzzato dai due conduttori nel bel mezzo della sua dissertazione, atta ad illustrare una serie di misurazioni da capogiro.
Sorte analoga per Dibiasky, uscita di scena tra l’ilarità del pubblico e diventata vittima di meme virali sul web dopo aver emesso la sentenza di morte del genere umano.
Ma the show must go on e “la notizia peggiore nella storia dell’umanità” va a scalare dietro alle vicissitudini sentimentali di Riley Bina, una popstar che, la cometa, ce l’ha tatuata dietro alla schiena.
Tanto nel circolo mediatico, quanto alla Casa Bianca, sono dunque i personaggi dello showbiz e i CEOs della Silicon Valley a dettare l’agenda setting.
E allora tutti di corsa ad aggiudicarsi un posto sotto il cappello del “Look up”, hashtag del movimento pro-esistenza della cometa, o sotto quello del “Don’t look up”, motto dei negazionisti cospirazionisti.
La scienza crede in ciò che conosce, i profani in ciò che vogliono.
Che la cometa “killer di pianeti”, con i suoi trenta trilioni di diamanti incorporati mai menzionati nella Cosmologia di Plinio il Vecchio, non sia piuttosto una manna dal cielo?
“Eppure tutta la scienza di questa terra non potrà darmi nulla che possa rendermi certo che tale mondo mi appartiene” constata Albert Camus nel suo celebre saggio Il mito di Sisifo.
Può anche darsi che il mondo non ci appartenga…
Una corretta informazione è però il primo passo per renderlo un posto migliore.
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