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Diego Gasperotti

Digital Divide: tre Baby boomer e il digitale

Abbiamo interpellato tre baby boomer (individui nati fra il 1946 e il 1964) sul loro rapporto con il digitale. Ci siamo proposti di ricostruire come questo influenzi le loro giornate, e l’opinione che essi ne hanno. Roberto e Greta lavorano entrambi nella Pubblica amministrazione. Anche Donatella ha lavorato nel servizio pubblico, ma è ora in pensione. Tutti e tre risiedono a Trento.

Com’era la vita prima dell’avvento del digitale?

Donatella: Non lo so. Si interpellavano di più i libri, le enciclopedie. Era tutto più lento: non avevi la soluzione in tasca.

Roberto: Senz’altro più cartaceo in generale. Più lentezza ma forse anche più certezze.

Greta: Prima il telefono era un bene prezioso: lo si aveva in casa e bisognava dividerlo con la famiglia. Le relazioni con gli amici si tenevano telefonicamente quando si poteva e secondo gli orari che la famiglia ti concedeva, dato che anche gli altri dovevano utilizzarlo. Quando invece eri fuori casa c’erano le cabine telefoniche. Io mi ricordo ancora questi sacchetti di gettoni che era necessario procurarsi per fare le telefonate quando si era in giro.


Ora invece cosa è cambiato?

Donatella: Sul lavoro il digitale ti toglie un po’ di spazio. Poi se ho qualche dubbio oggi cerco e subito trovo la risposta: giardinaggio, ricette culinarie e via discorrendo.

Roberto: Tutto è più veloce e questo è meglio, però se si “inceppa” qualcosa diventa molto complesso e rimani bloccato.

Donatella: Oggi grazie a internet e alle nuove tecnologie le persone più in difficoltà, tra cui anche i disabili, hanno più possibilità di fare sentire la loro voce. Anche se spesso dall’altra parte c’è il rischio di creare delle relazioni effimere, con degli individui in realtà isolati.

Roberto: Persone tra loro distanti possono comunicare tra di loro, scambiarsi informazioni e magari formare una rete.

Greta: Prima che ci fosse il cellulare, se facevi un incidente dovevi aspettare che qualcuno passasse e ti soccorresse. Adesso invece puoi chiamare i soccorsi. Sicuramente ha anche i suoi svantaggi: sei sempre rintracciabile, quando invece prima potevi non essere in casa e quindi non poter (o voler) rispondere al telefono. Nessuno si stupiva di questo. Tuttavia il cellulare ha indubbiamente migliorato la vita delle persone. Lo stesso vale per il computer.


Come utilizzate i nuovi dispositivi?

Donatella: Li uso per fare ricerche inerenti ai miei hobby (giardinaggio, ricette di cucina) ed eventuali consigli su come praticarli. Cerco informazioni sui nuovi libri, per capire quali potrei acquistare. Con Netflix poi almeno non devo sorbirmi ore e ore di pubblicità. Con WhatsApp puoi mandare un messaggio rapido, non devi dare troppe spiegazioni e eviti di essere infastidito o infastidire: puoi interpellare i figli senza rompergli le scatole. Con le persone antipatiche, fai un messaggio e non sei coinvolto più di tanto.

Roberto: Li uso per avere più informazioni in generale. E per essere in contatto più velocemente con gli amici e i famigliari. Faccio e condivido foto, anche di passaggi di libri che ho letto. Utilizzo varie app sul cellulare: dall’home banking alla TREC per accedere alla cartella clinica…

Greta: Io uso il computer quotidianamente per lavoro, ma quasi mai per altro. Per il resto accedo a internet dal cellulare, ma ne faccio un uso un po’ arcaico. Se ho una curiosità o un dubbio faccio una ricerca su Google: per me è essenzialmente questo internet. Ho la app della banca e qualche volta la uso per controllare il mio conto. Però tendo a non fare mai nessuna operazione da sola, perché ho paura di sbagliare. Diciamo che nella mia vita quotidiana tendo a utilizzare principalmente WhatsApp e Google.


Per lavoro siete stati ‘costretti’ in un certo senso a confrontarvi con il cambiamento tecnologico in atto, pensate che questo vi abbia aiutato in qualche modo?

Roberto: Sì, mi ha stimolato a mantenermi aggiornato, in un certo senso. Più che altro per evitare di rimanere indietro. Altrimenti tenderei a fermarmi a un livello più “basico”, probabilmente. Giocoforza tocca però seguire l’innovazione, e all’inizio risulta complicato. Per chi deve offrire un servizio soprattutto. Uno rischia di ritrovarsi incapace di recuperare le informazioni che prima recuperava con facilità, e a doverne rendere conto in prima persona.

Donatella: All’inizio eravamo tutti in difficoltà, perché i primi programmi non erano efficienti e si perdeva parecchio tempo per capire come farli funzionare. Prima non c’erano internet né software, ed è stato difficile passare al digitale.

Greta: Certo. Credo però che prima o poi avrei dovuto inevitabilmente entrare in contatto con il cellulare, per esempio.


Cosa pensate della progressiva digitalizzazione dei servizi della Provincia e dello Stato? Vi renderà la vita più comoda?

Donatella: Può essere. Almeno hai subito le risposte che ti servono, e non devi nemmeno uscire di casa per ritirare le analisi per esempio. Poi ho delle persone competenti in famiglia che mi aiutano, per cui a me la digitalizzazione non ha creato nessun problema in fondo (ride).

Roberto: Molto comoda. Anche se molte possibilità mi pare non vengano sfruttate, e in più la conoscenza del mezzo in sé è “precaria”. I continui aggiornamenti impongono all’utente di imparare le nuove procedure, complicandogli un po’ la vita.

Greta: Sarà un casino, perché non tutti hanno le competenze e gli strumenti culturali per stare al passo. Chiaro che da qui a vent’anni probabilmente il problema sparirà, ma per il momento c’è. Per chi lavora nella pubblica amministrazione poi si fa troppa poca formazione secondo me. Ora, questo va bene per i nativi digitali, ma per chi è come noi devi fornire assistenza costante, o comunque dei corsi più approfonditi. Altrimenti c’è il rischio di “impallarsi” e bloccare tutto il lavoro.


Oggi, senza internet, come vi sentireste?

Donatella: Mi mancherebbe, visto che sono a casa in pensione e ho di conseguenza poche relazioni sociali. Mi mancherebbero poi tutte le informazioni che mi interessano.

Roberto: Abbiamo avviato questo nuovo collegamento tra le persone, che si perderebbe. Io ho dei gruppi con vecchi compagni di classe e coetanei. Certo, sono rapporti “leggeri”, perché se non ci si incontra è difficile che siano qualcosa di più. Però sono importanti anche quelli. Poi senza internet, torneremmo alle enciclopedie.

Greta: Sarebbe più faticoso, soprattutto il lavoro sarebbe più faticoso. Bisognerebbe tornare a carta e penna. Ma per noi che abbiamo vissuto il prima mi rendo conto che sarebbe più facile.


Sapete cos’è il divario digitale?

Donatella: La distanza/differenza tra chi sa utilizzare il digitale e chi no?

Roberto: Anche l’accesso alle informazioni e alla connessione internet intendi? In realtà credo che chi viene dal tempo delle relazioni vissute al di fuori delle moderne tecnologie possa fare un uso più consapevole delle nuove possibilità offerte dal digitale. Consapevole e cauto, quasi “sospettoso” in un certo senso

Greta: Sì, ne ho sentito parlare e penso di subirlo.

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