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  • Immagine del redattoreElisa Egidio

Fight for Ukraine... Un nuovo brand?


Esempio di merchandise in vendita sul sito di Saint Javelin Official

Quando i Cosacchi bussarono alla sua porta, Barbe Nicole Clicquot Ponsardin li accolse con un piano degno della maga Circe.


La rhabdos che custodiva nelle sue cantine non li avrebbe trasformati in maiali, sorte toccata ai compagni di Odisseo, ma in clienti un po’ brilli.


“Oggi bevono. Domani pagheranno” chiosò. Aveva ragione.


Dopo la fine della guerra, il suo Champagne inondò l’impero nemico, corte degli Zar compresa. Nel 1814 il contrabbando di 10.000 bottiglie dell’inebriante vino aggirò infatti l’embargo di Napoleone.

Marketing e guerra. “La più micidiale combinazione del mondo”,

per dirla con il sergente Hartman di Full Metal Jacket, può compiere prodigi da far invidia perfino a Houdini…


Come armare la Vergine Maria con un giavellotto.


Almeno sulle T-shirt di Saint Javelin, un vero miracolo dell’e-commerce. I proventi - quasi $ 1.5 milioni - saranno devoluti a Help Us Help, charity per gli orfani ucraini, e ai giornalisti impegnati sul fronte.


In principio fu un meme di Internet: la Madonna con un missile antitank.


A febbraio, nella sua casa di Toronto, Chrystian Borys, giornalista ucraino ex dipendente di Shopify, ne ha stampato uno sticker. Da quel momento in poi non si è più fermato.


San Gustavo con una maschera a gas e Santa Olga, principessa venerata a Kiev, con tanto di bazooka, vegliano adesso sull’Ucraina dai gadgets del fortunato sito: magliette, tazze e barrette di cioccolato.


Non solo una moda virale, secondo Borys, ma un simbolo del supporto al popolo ucraino.

Dal simbolo al brand è un attimo…


Fight like Ukrainians, nuova etichetta di T-shirt lanciata dall’azienda Aviatsiya Halychyny, ti mette le ali.


I profitti - già $70 000 - secondo una dichiarazione del direttore marketing Taras Maselko, sono destinati all’Aviazione ucraina.


La maglietta con il dito medio di Hrybov, guardia costiera ucraina dell’Isola di Snake, alla nave da guerra russa Moskva, è andata a ruba.


Il mio nemico non ha divisa… Ma uno sponsor sì.


L’esercito russo lo ha trovato nella Z, simbolo dell’"operazione militare speciale” e ora logo di un merchandise sbarcato anche su Amazon. Felpe e berretti incriminati sono stati poi rimossi su segnalazione degli utenti e delle policy dei colossi high tech.


Put a tiger in the tank (metti una tigre nel motore), recitava negli anni Sessanta lo slogan della multinazionale Exxon Mobil Corporation, oggi Standard Oil.


Un lapsus prodotto dalla doppia accezione di tank, in inglese “motore” ma anche “carro armato”, smascherato da H. Marcuse in una conferenza tenuta a Berkeley il 16 febbraio 1967 e raccolta nelle Lezioni americane.


Il ruggito della trendy belligeranza fa tremare tuttora tanto il campo di battaglia quanto la borsa.


Il boato di un’esplosione nucleare lo farebbe però suonare come un timido miagolio. Uno scenario da scongiurare per il bene dei felini e per quello di tutto il creato.

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