top of page
  • Immagine del redattoreElisa Egidio

Giorgia on my mind. L'ossessione della Germania per la nuova premier italiana

Cinque anni fa, per le strade di Monaco, due simpatici youtuber chiedevano ai passanti il nome di qualche italiano famoso.


Tra i più citati Totti, Luca Toni, Pavarotti, Balotelli, Mussolini, Sophia Loren e Leonardo Da Vinci.


Oggi in cima alla classifica ci sarebbe sicuramente lei.

“Gheorghia” Meloni, un “pensiero stupendo” onnipresente nei notiziari e sulle prime pagine delle maggiori testate nazionali.


Fonte: Quirinale

Ma chi è veramente agli occhi della Germania la nuova inquilina di Palazzo Chigi?


Agiografica e rassicurante sui manifesti elettorali, viscerale sul palco dei comizi, originaria della Garbatella, si rivolge al partito Vox in uno spagnolo con una forte cadenza romana.


Un personaggio con una biografia da Bildungsroman.


Da ex cameriera e babysitter a prima donna premier in Italia, da Cenerentola a villain, da donna del popolo a leader del popolo, non ha mai rinnegato le proprie radici.


Tutto cominciò nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, poi Destra Nazionale, partito notoriamente post fascista fondato, tra gli altri, da Giorgio Almirante.


Un fuoco che arde ancora nella fiamma tricolore del logo di Fratelli d’Italia. Una simbologia che non sfugge alla stampa tedesca.


Die Welt e Der Spiegel, sulla scia di Bruxelles, hanno presto bollato come Gefahr (pericolo) il nuovo governo italiano, molto più in sintonia con l’Ungheria di Viktor Orbàn che con la Germania di Olaf Scholz, cancelliere dall’8 dicembre 2021.


Un rapporto raffreddato ulteriormente dai recenti attriti tra Giorgia Meloni e Robert Habeck, ministro dell’economia tedesco, per il tetto sul prezzo del gas, discusso al vertice europeo sull’energia del 9 settembre.


La vittoria della destra in Italia costringe dunque la Germania a fare i conti con i fantasmi del passato.


Solo nel 2017, il Partito social democratico tedesco (Spd) incassava, con un 20,5%, il risultato peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale.


Sembrava ormai finita l’età d’oro di Gerard Schröder, che nel 1998 aveva portato il partito a più del 40%, prima che perdesse i voti dei lavoratori tradizionali, scesi dalla metà a meno di un quarto della popolazione attiva.


Non un caso isolato.

Un Pd diviso, in cerca di identità e di un nuovo segretario, se ne esce da queste elezioni anticipate con le ossa rotte e un misero 19%.


Campanello d’allarme, in entrambe le arene, il tasso di astensionismo ai vertici storici.

Un clima propizio al trionfo dell’estrema destra, di nuovo in auge anche in Germania.


Antisemitismo, intrighi e teorie cospirazioniste.

Così i Querdenken, appendice tedesca del movimento estremista americano Qanon, hanno costruito la propria fortuna, non solo politica. Tra le loro attività, secondo un’inchiesta di Der Spiegel, anche la pubblicità di una linea di lassativi.


Fortemente sconsigliata agli elettori deboli di stomaco.




bottom of page