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Leonora Sasso

Pensioni in Francia: l’ennesima protesta

La sera dello scorso venerdì 17 marzo la Francia vede le proprie piazze infiammate dall’ennesima protesta. Quale il casus belli?

Non è sicuramente la prima volta che il presidente francese Emmanuel Macron tenta di alzare l’età del pensionamento dai canonici 62 anni a 64. Tuttavia l’innalzamento dell’aspettativa di vita, contornato dalla crisi economica che vede il mondo in ginocchio, ha reso questo provvedimento irrevocabile.


Il governo francese si predispone di stabilire dunque l’età di pensionamento a 64 anni nel 2030, e nel mentre di alzarla gradualmente di 3 mesi all’anno per 7 anni. Si prevede inoltre una penalizzazione economica: solo con un’età di 65 anni e quarant’anni di contributi alle spalle si potrà riscuotere la somma piena. Si innalza inoltre l’importo minimo della pensione a 1200 euro mensili.


Un primo motivo d’indignazione è quindi una riforma che sicuramente va a penalizzare chi svolge lavori usuranti, e ad agevolare ulteriormente coloro che svolgono invece attività meno dinamiche (e spesso più proficue). Ma è tutto qui?


Purtroppo no; c’è di più. Ciò che irritò maggiormente la popolazione è stato la modalità con la quale il governo ha approvato la legge in questione. La premier Elisabeth Borne ha infatti fatto appello all’articolo 49.3 della Costituzione Francese ai fini della manovra.


Cosa prevede dunque questo articolo?


Ebbene, il terzo comma dell’articolo 49 prevede che il Primo ministro possa (dietro deliberazione del Consiglio dei ministri) approvare una legge a ricaduta finanziaria senza convocare l’Assemblea nazionale. Niente paura: lo stesso comma specifica la reversibilità dello stesso in caso venga proposta e approvata una mozione di sfiducia entro ventiquattr’ore.


Questa mozione di sfiducia c’è stata; avanzata dal partito indipendente Liot, è stata votata da tutta l’opposizione. Peccato che per soli nove voti, non è risultata valida, e per gli stessi nove voti, il governo Borne si è salvato. Sì perché, dei 287 voti necessari per l’approvazione, la mozione in questione ne ha raggiunti “soltanto” 278.


Risulta ora più chiaro e comprensibile il motivo per cui migliaia di francesi sono scesi in piazza a protestare contro i recenti sviluppi governativi. In seguito al passaggio della legge di riforma si sono registrati ben 287 fermi, di cui 234 solo a Parigi.

Ciliegina sulla torta di cassonetti e infrastrutture bruciate, in pieno stile francese, “l’invasione” della Bastiglia e del Marais; i giovani hanno prima acceso il fuoco, attorno a mezzanotte, e sono poi fuggiti verso Place de la Concorde.


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