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  • Giovanni Grazioli

Quale futuro per la sinistra italiana?

Il 26 febbraio ci saranno le primarie del Partito Democratico. In questa data si sceglierà la/il nuova/o leader del maggiore partito di centrosinistra italiano. Mai così in crisi come ora, il futuro del PD e della sinistra si lega a doppio filo con questo appuntamento.

Il Partito Democratico sta attraversando la maggiore fase di crisi della sua storia, sia di consensi sia di leadership. Alle ultime elezioni politiche il partito guidato da Enrico Letta ha ottenuto il 19% dei voti, il secondo peggior risultato dalla fondazione nel 2007. In seguito a questo evento, il segretario si è dimesso ed è stata avviata la procedura congressuale per eleggere una nuova guida del partito.


I candidati sono quattro: Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Paola de Micheli e Gianni Cuperlo. Da subito si sono però imposti principalmente i primi due, rappresentanti due idee di partito contrapposte.


Elly Schlein è stata eletta nel Parlamento nella legislatura corrente. È stata una delle fondatrici del movimento “Occupy PD” nel 2013, che anche allora sosteneva la necessità di un profondo rinnovamento del partito. Ha ricoperto l’incarico di vicepresidente della Regione Emilia-Romagna nella giunta Bonaccini. I concetti più volte espressi durante interviste e comizi sono la lotta per le disuguaglianze, l’azzeramento della classe dirigente e il rinnovamento dei metodi di gestione del partito. Ha anche proposto un possibile cambio di nome del PD.


Stefano Bonaccini è un politico di lungo corso. Presidente della Regione Emilia-Romagna per due legislature, è il candidato favorito per la vittoria secondo numerosi sondaggi. Contrario ad un cambio nella denominazione del partito, si è impegnato a sostenere il tessuto economico del Paese e i lavoratori. La visione del PD di Bonaccini è quella di un partito maggioritario, capace di coniugare un’anima più centrista con quella di sinistra radicale. L’obiettivo dichiarato è quello di essere il primo partito alle elezioni europee del 2024.


Capitolo alleanze. Anche qui le visioni sono molto diverse. Schlein guarda decisamente verso il Movimento 5 Stelle. “Basta inseguire il centro” ha affermato al Sole24Ore. Bonaccini, invece, afferma invece che “una sinistra minoritaria e ideologica serve a poco”, dimostrando quindi un’apertura verso il Terzo Polo di Renzi e Calenda.


Per ora Bonaccini ha vinto il congresso degli iscritti nei circoli – 54% contro il 33% di preferenze per Schlein. Qualunque sia l’esito delle primarie, sarà necessario tentare di ricomporre le spaccature nell’attuale opposizione. Le recenti elezioni regionali hanno infatti dimostrato come il centrodestra unito riesca a imporsi in modo deciso sia in Lombardia – regione storicamente leghista – sia in Lazio – governata fino a questo momento dall’alleanza PD-5Stelle.


Gli altri partiti ascrivibili allo schieramento della sinistra non se la passano molto meglio. La cosiddetta OPA di Conte sul Partito Democratico non si è per ora verificata, anzi. Il Movimento 5 Stelle, rispetto alle politiche, ha perso molti voti sia in Lombardia sia in Lazio. Il desiderio di sottolineare la svolta ambientalista con l’iscrizione al gruppo dei Verdi Europei è stato bloccato in modo deciso da Angelo Bonelli. Il presidente dei Verdi italiani ha così elencato in una lettera indirizzata al suo omologo europeo tutte le contraddizioni nell’operato del Movimento negli ultimi anni.


Anche il gruppo Verdi-Sinistra Italiana, scottato dal caso Soumahoro, è in difficoltà. Nel Lazio Fratoianni (SI) ha rotto l’alleanza con i Verdi sostenendo i 5Stelle, ma la sua lista ha raccolto meno di 19.000 voti (1,2%). In Lombardia l’alleanza ha retto, ottenendo il 3,2% dei voti, in leggero calo rispetto alle politiche.

Il PD deve scegliere in quale direzione andare, sperando di non fare la fine dei socialisti francesi. Questo partito aveva diverse caratteristiche comuni con il PD: stessa struttura con correnti contrapposte, diverse scissioni susseguitesi nel tempo. Vi erano stati leader illustri, come l’ex presidente Hollande e Macron, che si è poi allontanato per fondare un partito autonomo. Un declino costante ha portato i socialisti francesi ad ottenere solo 1,7% dei consensi alle ultime elezioni nel 2022.


La missione finale non può però non essere quella di riportare a votare coloro che hanno scelto di astenersi. Il 36,2% degli aventi diritto non ha votato alle ultime elezioni politiche, mentre addirittura più del 60% si è astenuto alle regionali in Lombardia e Lazio. Chi non ha votato sono stati soprattutto ex elettori di centrosinistra. Se il PD riuscirà a intercettarli potrà forse aspirare a diventare nuovamente il partito di riferimento opposto alla destra.

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