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  • Matteo Gibellini

Sanremo, non solo musica leggera

L’italiano incollato alla televisione per Sanremo è come Narciso che si riflette nel lago per vedere e conoscere se stesso. In fin dei conti il Festival della canzone italiana non è solo la “cattedrale” della musica leggera ma è anche lo specchio del Paese.

È uno zibaldone in continua evoluzione che sforna migliaia e migliaia di fotografie al fine di farci morire dentro lo spettatore.


La macchina si mette in moto come un mostro di Loch Ness che esce dalle acque del mar Ligure con tutta la sua carovana di discografici e gossippari di vecchio stile. Magari si aggrega all’ultimo minuto il politico di turno in odore di accordi per cambiare gli assetti di casa Rai, come conseguenza di qualche sciagura sul palco più mediatico d’Italia.


Il piatto è servito e la varietà delle pietanze è garantita. Non è prevista solo musica leggera ma anche un condimento fatto di polemiche, scandali, finti eroi o, peggio ancora, “kamikaze” in cerca di protagonismo. Non mancano nemmeno quelle situazioni che riempiono le prime pagine dei giornali e rischiano di fare saltare qualche governo. Come già accennato all’inizio, ci si può morire dentro.


Si pensi quando la Chiesa e la classe politica dell’ala cattolica sono insorte per quel “Wojtylaccio” di Roberto Benigni. La messinscena del tentato suicidio di quell’uomo salvato da Pippo Baudo oppure alla protesta dei lavoratori di un consorzio di Napoli che minacciano di gettarsi dalla galleria perché non vedono uno stipendio da mesi, appellandosi a Fabio Fazio. Nel frattempo, all’ingresso dell’Ariston si materializza Beppe Grillo pronto a prendersi l’Italia, improvvisando un comizio. Il resto è storia e si sa come andrà a finire. E non è l’unico politico che cerca di mettere le mani sul Festival.


Ci sono persino i Bastian contrario che insegnano all’Italia nuove mode e a trasgredire le regole. Gino Paoli è il primo cantante senza smoking e con la cravatta slacciata. Anna Oxa fa scalpore in quel Sanremo del 1978 per il suo look eccessivamente punk, accusata di rappresentare un’età decadente.


Ci sono anche le canzoni a far tremare l’opinione pubblica. Tra accuse di plagio, censure e polemiche, le parole cantate si dimenano in quella folla di critici assetati in cerca del capro espiatorio. Non solo canzonette a Sanremo, ma c’è anche quel piccolo universo dedicato alla canzone impegnata. È come se il Premio Tenco bussasse alla porta del Festival e gli facesse una bella sorpresa con una torta fatta in casa. A volte però il dolce va a finire dritto in faccia.


Dal “Ragazzo della via Gluck” di Celentano che denuncia la speculazione edilizia al suicidio di Luigi Tenco contro le scelte della giuria sull’esclusione della sua canzone, da “Gianna” di Rino Gaetano allo scandalo della finta gravidanza di Loredana Berté.


Canzone, politica e cronaca a Sanremo si incontrano e smuovono un Paese intero come se si risvegliasse da un lungo letargo durato tutto l’anno. Ci resta solo che immergersi in un viaggio tormentato ma affascinante, tra note e canzoni che hanno disegnato una storia tutta da raccontare.


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