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  • Matteo Gibellini

Valentine's day, il racconto di una strage annunciata

Il 14 febbraio 2008 è il giorno di San Valentino, ma è anche un giorno di sangue per gli USA. Il 27enne Steven Kazmierczak entra alla Northern Illinois University e inizia a sparare. Un bilancio di sei vittime (compreso l’attentatore) che delinea l’ennesima strage sul territorio americano a causa della facile detenzione delle armi.

Una strage annunciata raccontata con gli occhi di David Robert Jones alias David Bowie in “Valentine’s Day”, canzone contenuta nell’album “The Next Day”, uscita nel 2013. Un testo diverso dagli altri: più consueto e meno scandalistico del singolo censurato dell’album omonimo.


Al primo ascolto una ballata dolce, un po’ ritoccata con delle sfumature di nostalgia che riescono a strapparti un sorriso. E tale stato d’animo lo terrebbe fino alla fine della canzone un non anglofono o uno poco attento alle parole del testo, convinto che quella canzone dal titolo “Valentine’s Day” sia un omaggio al giorno in cui si celebrano gli innamorati.


Come è chiaro, il significato non ha nulla a che fare con l’amore. L’opposto. Non solo la narrazione di quel tragico fatto ma una denuncia contro l’eccessivo uso di armi in America. Il Duca Bianco gioca con l’ambiguità del titolo, ma qui parla di violenza. Nel videoclip musicale c’è lui, solo, in quel magazzino vuoto e ormai in disuso che imbraccia la chitarra come un fucile.


Le parole del testo non sono altro che le parole del narratore che rivela ciò che Valentine gli ha confidato. “Valentine mi ha detto chi deve andarsene, sentimenti che ha covato più degli altri, per primi gli insegnanti e il campione di football (…)”. Così, si apre il brano e il giorno di San Valentino diventa il giorno del futuro killer Valentine.


Un richiamo a quel 27enne che ha messo in atto il suo piano diabolico dopo dieci mesi dal dramma di Virginia Tech, dove uno studente di origini sudcoreane aveva aperto il fuoco su insegnanti e studenti, causando 32 morti. Stragi che non appartengono solo al passato, ma si sono ripetute negli anni a venire fino ad oggi, confermando gli Stati Uniti come il Paese più armato al mondo.


Un triste primato, dove a rimetterci la vita sono giovani vite che hanno un futuro da costruire. Come non dimenticare l’altro massacro di San Valentino, avvenuto quattro anni fa alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland in Florida. 17 persone uccise, scelte con cura, da uno studente che manifestava idee antisemite e anti-immigrazione, e soffriva di gravi disturbi psichici.


Poi, il massacro della Columbine High School o quello della Santa Fe High School, che si aggiungono alle altre assurde tragedie, come quella di Orlando nel 2016, in una famosa discoteca gay della città, o quella de Las Vegas, l’anno successivo. Quest’ultima la più grave della storia degli Usa.

Il problema c’è ed è tutto americano. Primo produttore di armi nel mondo sia in termini di import ed export. E le leggi non lo impediscono. Solo tra il 1994 e il 2004 vigeva la legge sul divieto di vendere le armi d’assedio: dal momento della sua estinzione non se n'è fatto più niente.


I dati preoccupanti del 2020 sulle stragi di massa, con 578 vittime, hanno spinto l’attuale Presidente degli Stati Uniti John Biden nel tentativo di convincere il Congresso ad introdurre una legge che limitasse l’acquisto di armi.


Un’azione che non può avere alcuna concretezza, tenendo conto dei numeri e della ferma contrarietà dei Repubblicani. Al Senato servono 60 voti su 100 finché passi una legge così e i Democratici ne controllano 50. Inoltre, è impossibile che un partito possa detenere una maggioranza così ampia.


Prevale lo spirito patriottico dei Repubblicani, appoggiati dalla famosa National Rifle Association (NRA), l’associazione che rappresenta i proprietari e i produttori di armi negli Stati Uniti. Da considerare la sua forte influenza sulle decisioni politiche, primo per difendere il portafoglio e, secondo, per rispettare l’emendamento sulle armi della Costituzione.


La base di questo principio, in cui la NRA crede profondamente, è che “la nazione è libera solo quando riesce a difendersi da sola”. La Costituzione dice che “essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia ben organizzata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non può essere infranto”.


Nel giorno di San Valentino, paradossalmente, c’è chi dichiara il proprio amore alla violenza per un proprio perverso senso patriottico, malgrado l’aumento del dissenso tra i cittadini americani (più del 50%) sull’uso inappropriato delle armi.


David Bowie con la sua canzone denunciava una mentalità culturale, con quella storia così straziante, andando a trattare tematiche importanti che riguardano giovani abbandonati a se stessi in un sistema dove l’amore lascia il posto alla paura e alla violenza. Ma alla classe politica americana importa relativamente, impegnata a contare non le povere giovani anime che hanno lasciato la Terra per una “stupida” sparatoria, ma i dollari incassati in quel mercato che semina solo morte.


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